Affrontare la malattia
I tumori stromali gastrointestinali (GIST è l'acronimo del termine inglese "GastroIntestinal Stromal Tumors") sono neoplasie assimilabili a sarcomi dei tessuti molli (un gruppo di tumori che si origina in tessuti come muscoli, tessuto connettivo, vasi sanguigni o linfatici, nervi, legamenti e tessuto adiposo), che nascono nel tratto gastrointestinale (intestino tenue nel 20-40%, duodeno nel 5% dei casi circa, colon e retto nel 5% dei casi circa ed esofago nell'1% dei casi circa).[1]
In Europa si stimano 10-20 casi di GIST per milione[2] di abitanti e negli Stati Uniti si registrano circa 4000-6000 casi diagnosticati ogni anno.[3]
I GIST rappresentano una neoplasia maligna pericolosa per la vita se diffusi ad altre parti del corpo (malattia metastatica) o se non possono essere rimossi chirurgicamente con intento curativo.
La scoperta di mutazioni nel dominio chinasico dei recettori presenti sulla membrana delle cellule, come, nel caso dei GIST, KIT o PDGFRA e l'introduzione di terapie target hanno portato a una rapida evoluzione nella comprensione di questi tumori. L'80% dei GIST presenta una mutazione del gene KIT, che porta alla continua attivazione della chinasi. L'obiettivo terapeutico clinicamente importante nel GIST è l'inibizione di questa attivazione con conseguente regressione delle neoplasie.[4]
A meno che non si trovi in alcune regioni dell'apparato digerente, i GIST non causano una sintomatologia evidente fino a quando non raggiungono una grande dimensione. Di conseguenza, non vengono diagnosticati fino a fasi successive della malattia il 15-25% dei pazienti diagnosticati in fase metastatica[5] con problemi conseguenti, inclusa a volte una presentazione clinica in urgenza, ad esempio per sanguinamenti digestivi o peritonali. Una caratteristica è quella che le metastasi sono spesso limitate all'addome, cioè al fegato e al peritoneo (la membrana che avvolge tutto l'intestino).
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