Profilo paziente e QoL

Il rischio di sviluppare il cancro della prostata aumenta con l'età
La probabilità di sviluppare il cancro della prostata è del 4,7% in uomini di età compresa tra 60 e 69 anni, e dell'8,2% in coloro che hanno 70 anni o più, ma solo dell'1,8% negli uomini di età compresa tra 50 e 59 anni1.
I pazienti più anziani possono incontrare limitazioni motorie e fisiche, spesso attribuiti alla sarcopenia, e affaticamento correlato a comorbilità, tra cui depressione, anemia, ipotensione, ipotiroidismo e carenza di vitamina B121.
Sebbene i pazienti con nmCRPC siano generalmente asintomatici, sono spesso anziani e presentano comorbidità croniche che richiedono un trattamento farmacologico concomitante a lungo termine. Pertanto, è necessaria un’attenta considerazione del profilo beneficio-rischio dei potenziali trattamenti1.
Nei pazienti con cancro della prostata, è comune l’utilizzo di farmaci concomitanti, in particolare nelle condizioni cardiovascolari come iperlipidemia, ipertensione, aritmie e insufficienza cardiaca congestizia. Di conseguenza, i farmaci più frequentemente utilizzati tra i pazienti con cancro alla prostata sono statine, agenti antiaggreganti piastrinici, inibitori dell'enzima di conversione dell'angiotensina, β-bloccanti e calcio-antagonisti1.
Questi pazienti assumono anche farmaci antinfiammatori non steroidei e analgesici non oppioidi. Inoltre, poiché i pazienti con nmCRPC probabilmente ricevono una terapia continua di ADT, la deplezione ormonale associata può indurre o esacerbare effetti avversi sulla funzione cognitiva, sulla salute cardiovascolare, sulla salute sessuale, sulla sensibilità insulinica e sulla salute ossea (compresi cadute e fratture).1
Date le molteplici sfaccettature del processo di invecchiamento che si intersecano in questa condizione patologica, è essenziale che i clinici bilancino i benefici terapeutici degli ARI contro il rischio di eventi avversi emergenti dal trattamento e potenziali interazioni farmaco-farmaco, garantendo così che la qualità della vita e la capacità di svolgere attività quotidiane indipendenti siano preservate tra i pazienti con nmCRPC.1
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